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sabato 26 marzo 2016

Auguro una serena Pasqua a tutti!

I Vaneggiamenti di questa scribacchina si fermano per le festività.

Happy Easter everyone! 🐇🐣🐰🐥

giovedì 24 marzo 2016

The Bookshop window #1 "Puncher"


Salve a tutti  e benvenuti!

Ho deciso di aprire uno spazio per gli scrittori sul mio blog nella forma di una nuova rubrica dedicata ai libri. 
“The Bookshop window” -oggi alla prima uscita- sarà una colonna destinata ad anteprime, segnalazioni, recensioni e quant'altro.


Sono felice di dare il via alla rubrica con una segnalazione librosa molto interessante.

Sto parlando di “Puncher” dell’autrice Connie Furnari, un bel romance dalle sfumature piccanti con una trama che promette freschezza e romanticismo del quale la rubrica di oggi offre anche due deliziosi stralci che ci regalano un insight unico sui due protagonisti.


La trama:


Per aiutare il padre malato di cuore, dopo aver lasciato il college, April si vede costretta a lavorare nell’attività di famiglia, un’officina meccanica nel Queens.

Il suo più grande sogno è diventare attrice, sperando così di dare un senso alla propria vita, e magari guadagnare per fare curare il padre in strutture adeguate.

La sua occasione arriva quando, a causa di circostanze impreviste, viene scelta per interpretare Jo March in una rappresentazione teatrale di Piccole Donne a Manhattan, organizzata dalla famosa compagnia Lancelot, diretta dall’affascinante Edward Tucker, il quale sembra fin da subito provare un evidente interesse per lei.

Ma l’ambiente del teatro e del cinema non è come April si aspettava: ben presto, comprende che dovrà lottare assiduamente, per non soccombere all’invidia degli altri membri della compagnia teatrale.

Per caso conosce Joe, e ne rimane affascinata: un ragazzo cresciuto nel Bronx, ribelle e determinato, che si allena nella palestra vicino alla sede Lancelot, sperando di diventare un pugile professionista.

Tra April e Joe nasce una forte amicizia, e cominciano a sostenersi a vicenda, per realizzare ognuno il proprio sogno. Quando capiscono di provare qualcosa l’uno per l’altra, si scontrano con la dura realtà, e la loro passionale storia d’amore viene intralciata dall’ambiente teatrale, pieno di raccomandazioni e ingiustizie, e quello corrotto e duro della boxe.

Puncher è un romance dallo stile fresco e coinvolgente, con accese sfumature hot e due protagonisti  molto indipendenti e appassionati. Un romanzo che narra di un amore forte e istintivo, intralciato dalla vita reale, che lotta per realizzarsi in un mondo corrotto e sporco, in cui i sogni sono l’unico modo per sopravvivere.

Dati libro:
Link per l’acquisto:  AMAZON
Titolo: Puncher
Autrice: Connie Furnari
Formato: Kindle Edition
Numero di pagine: 145
Prezzo di copertina: 1,17
Disponibile anche su Kindle Unlimited
Dalla stessa autrice di:  “Light my Fire”, “Blood Moon”, “Secret Heart”.


***

L’autrice:

Connie Furnari è nata a Catania. Laureata in lettere, appassionata di cinema, pittura e animazione giapponese, ha pubblicato con varie case editrici e vinto diversi premi letterari.
Predilige scrivere il fantasy e il paranormal, ma si dedica anche al romance e alla narrativa per bambini. Tutte le opere dell’autrice sono facilmente reperibili su Amazon, sia in digitale che in cartaceo.
Collaboratrice di molti web magazine letterari, vive tra centinaia di libri e dvd; adora leggere, disegnare manga, e dipingere quadri.
Il blog www.conniefurnari.blogspot.it offre stralci delle sue opere, contest letterari, affiliazioni e promozioni di opere inedite ed editori, una sezione dedicata agli scrittori esordienti e alle case editrici, servizi di editing e molto altro.
La sua email ufficiale è conniefurnari@hotmail.it



Per i più curiosi, ecco gli stralci... 

 ***



Uscii fuori. Non potevo arrendermi prima ancora di iniziare. Era l’unica occasione che avevo. Sarebbe stato facile rinunciare, così da tornare a casa, nel mio angolino… ma non potevo. Dovevo dimostrare a me stessa di avere le palle.
Una volta giunta davanti all’entrata, alzai il capo. La hostess aveva detto che il Teatro 2 era sopra di loro. C’era una grondaia che percorreva la facciata frontale dell’edificio, con piante d’edera che ricoprivano il muro fino al secondo piano. Senza pensarci due volte, mi arrampicai. Sarei arrivata a quell’audizione a tutti i costi, non mi importava di fare le mie solite figuracce.
Il mio piede a un tratto scivolò. Urlai, mentre cadevo all’indietro, staccandomi dalla grondaia, dopo essere arrivata quasi a destinazione.
Aspettai di sentire il dolore e il pavimento del parcheggio sotto la mia schiena, ma qualcosa fermò la mia caduta. Due braccia forti.
«Questa è la prima volta che una bella ragazza mi cade dal cielo.»
La voce che pronunciò questa frase era roca, sexy.
Un ragazzo mi aveva presa, salvandomi. Le mie mani caddero sui suoi pettorali, messi in mostra dalla maglietta aderente, a maniche corte, sotto la giacca di pelle.
«Scusa!» mi divincolai arrossendo e lui mi fece scendere.
«Per fortuna sono arrivato in tempo.»
«Ma come hai fatto a…»
«Stavo uscendo dagli studi e ho visto una donna arrampicarsi per un muro. Non è una cosa che si vede tutti i giorni. Così mi sono avvicinato.»
Mi sorrise in un modo che mi fece tremare le ginocchia. Era carino da morire. Aveva gli occhi grigio verdi: i capelli ricciuti e color castano chiaro gli incorniciavano il volto, facendolo sembrare un angelo.
Imbarazzandomi, chinai lo sguardo. «Grazie.»
«Posso chiederti perché ti stavi arrampicando su per la grondaia?»
Gli dissi la verità. «Ecco, devo fare un’audizione per la compagnia teatrale Lancelot e qualche simpaticona mi ha chiusa fuori, in modo da avere una rivale in meno.»
Lasciò scappare un fischio. «Benvenuta nel mio mondo.» Si girò verso la strada e indicò un fabbricato, dall’altra parte. Una palestra di boxe: l’edificio era moderno, le facciate di mattoni color terracotta. L’insegna diceva Douglas’ Boxing. «Io mi alleno laggiù. Anche nel mio ambiente c’è parecchia rivalità. Tutti che ti vogliono fottere. In questi studi c’è la nostra agenzia pubblicitaria.»
Ecco come si era trovato lì, pronto a soccorrermi. «Sei un pugile?» ipotizzai.
«Diciamo che ci provo» mi fece l’occhiolino. Era davvero un figo stratosferico, ma da dove era saltato fuori? Mentre ammiravo la sua prestanza fisica, ricordai che c’era qualcosa che dovevo fare e che avevo quasi dimenticato, distratta dalla sua avvenenza.
«Oh, merda» urlai. «Avranno già iniziato senza di me!» Alzai di nuovo il capo verso il primo piano. E mi rivolsi a quel ragazzo sconosciuto. «Senti, dammi una mano. Fammi salire sulle tue spalle, in modo che possa raggiungere quel balcone.»
«Cazzo, ma sei impazzita?»
Mi squadrò sorpreso. Sembrava comunque divertito.
«Ti prego!» insistetti, congiungendo le mani.
Lui sospirò. Si chinò e gli saltai addosso. Fin da bambina, il mio corpo si era sempre conservato agile e scattante, e non trovai difficoltà a mettere i piedi sulle sue spalle.
«Peso troppo?» chiesi preoccupata, mentre arrancavo e cercavo di aggrapparmi di nuovo alla grondaia.
«Stai scherzando? Sei così minuta che potrei sollevarti con un dito!» Mi diede un’ulteriore spinta e mi arrampicai, come stavo facendo prima.
Quando raggiunsi il balcone, scavalcai la ringhiera con una gamba e mi sporsi. Lui era ancora là sotto. «Grazie. E scusami se ti sono caduta addosso, poco fa.»
Alzò il pollice e gli sorrisi. Un po’ mi dispiaceva lasciarlo, ma dovevo entrare. Ci osservammo, senza parlare, per parecchi secondi. Anche lui non aveva nessuna voglia di andarsene.
Infine, mi resi conto che ero davvero in ritardo. «Ci vediamo. Scappo!»
Non rimasi ad attendere la sua risposta. Mi lanciai come una furia contro la portafinestra e la spalancai. Inciampando, arrivai a terra.
Appena mi sollevai, con le foglie d’edera attaccate ai capelli, vidi una folla di persone che mi osservava. Ero in un teatro di prove. I ragazzi che erano con me al piano di sotto poco prima spalancarono la bocca, impressionati. Avevano capito che non ero il tipo da lasciarsi fregare così facilmente.


 ***

Quando parlò, cominciai a capire molto di quel ragazzo, che sembrava sempre così inquieto e sbandato:
«Sono cresciuto nel Bronx. Da bambino ho passato l’inferno. Vivevamo in uno squallido bilocale. Mio padre non lavorava, beveva, e quando era ubriaco picchiava me e mia madre. Una notte, quando avevo quindici anni, tornai a casa dopo essere stato fuori con degli amici. Mio padre stava picchiando mia madre per l’ennesima volta. Non ce la feci più a sopportare, senza fare nulla. Mi avventai su di lui e lo massacrai di pugni. Ero fuori di me. Mi fermai solo perché mia madre corse a chiamare i vicini, e riuscirono ad allontanarmi da quel bastardo.»
Ero senza parole, lo vidi esitare.
«April, te lo potrei giurare… quella notte sarei arrivato ad ammazzarlo se non ci avessero divisi, per quello che ci aveva fatto patire, per anni e anni.»
Commossa, gli presi la mano e gliela strinsi. Non c’era nulla che io potessi dire. La sua sofferenza era lampante, mentre ricordava quella storia.
Proseguì, con voce velata. «Quando si riprese, mio padre disse che non ero più suo figlio, e che mi avrebbe sbattuto fuori di casa. Gli urlai contro che ero io ad andarmene, e non lui a cacciarmi. Non mi fece neppure salutare mia madre. Me ne andai con la poca roba che avevo, mentre lei piangeva chiusa in bagno.»
Assentii e ascoltai ancora:
«Fin ora mi sono sempre mantenuto facendo lavori saltuari, come lo scaricatore di merci ai magazzini, il commesso nei fast food, il fattorino…»
Prese fiato. «Lo stesso giorno che mi trasferii nel mio quartiere, alcuni ragazzi provarono a fare i gradassi, chiedendomi denaro, visto che ero nuovo. Li massacrai a pugni e nessuno osò più fare il bullo con me, anzi, cominciarono a starmi alla larga considerandomi un delinquente. Dopo aver vissuto fin da bambino nel Bronx, era la sola legge che conoscevo. I pugni. E a quel punto compresi. Mi sentivo meglio solo quando picchiavo qualcuno, perché davanti a me vedevo soltanto la faccia di mio padre.»
Trattenni il fiato. Era spaventoso. Capivo come si era sentito, cosa doveva provare in quel momento, mentre mi raccontava di quanto la vita fosse stata crudele con lui.
«Mi misi a girare per New York, ma nessun manager voleva puntare su un pugile senza alcuna esperienza. A Manhattan trovai la palestra di Douglas, quella accanto agli studi televisivi Lancelot» proseguì. «Gli raccontai la mia storia e lui mi prese sotto la sua ala. Fin ora è stato lui che mi ha fatto da padre. E anche se a volte è troppo duro, è niente paragonato a quello che ho subìto da bambino. A modo suo, Douglas mi ha sempre voluto bene. A differenza di mio padre.»
«Che ne è stato dei tuoi genitori?» mi azzardai a chiedere.
«Tre anni fa ricevetti una telefonata di mia madre, era riuscita a rintracciarmi perché le avevano raccontato che ero diventato un pugile. Mio padre era morto. Gli avevano sparato durante una rapina, in un negozio di liquori. Andai al funerale, per rimanere accanto a lei, ma non versai neppure una lacrima. Non riuscivo a piangere. Quell’uomo non era mai stato niente per me.»
«Joe…» mi avvicinai ancora di più. I nostri fianchi si sfiorarono.
«Scusami April, non volevo intristirti.»
Non so perché lo feci, perché glielo dissi. Forse perché la sua storia mi aveva aperto il cuore. Chinai il capo e sussurrai piano. «Un pomeriggio di molti anni fa, quando ero bambina, stavo giocando in cortile. Mia madre era seduta su un gradino del portico, e fumava una sigaretta. Fin da piccola, l’avevo sempre vista con quell’espressione vuota. Come se non fosse felice. Facevo le capriole, saltavo, ma lei continuava a non guardami. Entrai in casa, presi dall’armadio uno dei suoi vestiti, lo indossai e tornai in giardino. Per gioco, iniziai a recitare alcuni versi di film famosi, fingendo di essere Rossella O’Hara, Marylin Monroe e molte altre… enfatizzando ogni gesto. Mia madre alzò finalmente lo sguardo. Credo sia stata quella l’unica volta in cui lei mi abbia guardato davvero. Mentre ero qualcun altro. Pochi mesi dopo, ci lasciò e scappò con un uomo appena conosciuto. Non so dove sia adesso.»
«Per questo motivo hai scelto di recitare.» Joe aveva già compreso, prima ancora che io parlassi. Era sveglio e molto sensibile. «Sai, da quando ho iniziato a fare pugilato ho capito una cosa. Non devi mai smettere di colpire, perché se ti volti indietro, anche solo una volta, la vita ti mette al tappeto.»


   ***
Che state aspettando?

Correte a leggerlo!

sabato 19 marzo 2016

Vaneggiamenti di una Scribacchina 24: "Il genere della storia. Come stabilirlo?"

  “Good friends, good books, and a sleepy conscience: this is the ideal life.”
―   Mark Twain


                 
Il genere della storia. Come stabilirlo?


L’appuntamento vaneggiante di oggi ci porta a riflettere sul genere del romanzo. 

I lettori amano le classificazioni in base al genere, perché permettono loro di avere un’idea ben precisa di cosa aspettarsi davanti ad un libro appena acquistato e anche di selezionare preventivamente libri appartenenti ai generi che preferiscono.

Quando ci troviamo davanti la storia di qualcun altro, sembra sempre molto facile definire a quale genere essa appartenga, giusto?

Le cose tendono tuttavia a complicarsi quando la storia da includere in una categoria è la nostra.

Quante volte capita in fase di editing finale o magari di pubblicazione di rimanere bloccati sul dilemma: “di che genere è il mio libro?”

Quanto conta il genere della storia?

E come si stabilisce?

L’uscita di oggi tenterà di fornire qualche risposta (spero).

Una domanda sorge spontanea: esistono delle regole precise da seguire nella definizione del genere di un romanzo?

La risposta è: non proprio.

Decidere sotto quale categoria cade un libro per uno scrittore può essere un compito piuttosto complicato, questo è dovuto al semplice fatto che esistono davvero un sacco (un sacco!!!) di generi e sottogeneri letterari e molto spesso un romanzo possiede elementi che possono rimandare a più di un genere narrativo.

Sebbene una storia possa appartenere a diversi generi, è meglio non usarne più di due per definire il nostro libro, altrimenti si rischia di diluire troppo la classificazione e ottenere l’effetto opposto a quello desiderato, per dirla con parole semplici sarebbe un caso di “chi troppo vuole nulla stringe”: se cerchiamo di appiccicare troppe targhette di genere al nostro libro nella speranza di catturare ampi e diversificati gruppi di lettori, la maggior parte delle volte finiamo con il confondere i lettori e nulla più, e con il fare perdere colpi al nostro libro.

Ma andiamo per gradi…

Innanzitutto cos'è il genere letterario?

Eccone una definizione d base: “Ciascuna delle forme di espressione, o categorie di opere, definite da determinate caratteristiche di forma o di contenuto”. (Per un approfondimento sul genere letterario, potete leggere la terza uscita vaneggiante di questa rubrica “Il genere letterario in generale”, trovate il link a fine articolo).

Alcune di queste caratteristiche sono:

-setting

-epoca

-tipologia dei personaggi

-tratti particolari della storia


Una volta scelto il genere principale, dunque, possiamo (laddove sia possibile) scegliere il sottogenere o i sottogeneri (non più di due, comunque).

Vediamo come procedere con alcuni esempi...

Se nel nostro romanzo la storia principale ad esempio è incentrata su due persone che si innamorano e formano una coppia, allora il genere principale del nostro romanzo sarà un romance.

Se la nostra storia narra le vicende di un agente dell’FBI che tenta di catturare un misterioso serial killer, avremo un thriller.

Semplicissimo, no?

Ma che cosa succede se una delle due persone che si innamorano è un vampiro o il serial killer del secondo esempio è un alieno?

Succede che entriamo nel mondo del sottogenere e qui le cose si complicano, perché esistono tipo un miliardo di sottogeneri letterari (e gli editori, soprattutto quelli americani, continuano ad inventarne ogni giorno di nuovi!) e molto spesso un libro possiede  particolari che lo fanno rientrare in diversi generi contemporaneamente (almeno in apparenza).

Ma torniamo ai nostri esempi…

Il nostro principe azzurro di turno è un vampiro e la storia ha un lieto fine?

Allora i generi che ci interessano, a parte quello principale (il romance), potrebbero essere:
- fantasy
-paranormale

Quindi il nostro romanzo potrebbe essere un paranormal romance (categoria  unica) oppure potremmo decidere di dargli due categorie: romance e fantasy (nello specifico nel caso di una storia romantica contemporanea, sarebbe un fantasy contemporaneo o ancora più specificamente un urban fantasy).

Passiamo al secondo esempio…

Il nostro serial killer è un alieno?

Allora il nostro romanzo potrebbe essere un thriller ed anche una storia di fantascienza. 

Per stabilire quale sia il genere principale dovremmo analizzare gli elementi della storia?

Ce ne sono abbastanza per giustificare l’appartenenza del nostro romanzo a entrambi i generi (sci-fi e thriller) o siamo più in zona thriller fantascientifico?

Come procediamo nella classificazione del nostro romanzo?

Direi che un buon metodo consiste nel non essere troppo precipitosi (cercare di essere un po’ accorti nella classificazione non può che giovarci) e nel muoverci per fasi:

1 Familiarizziamo con il modo nel quale i libri vengono classificati (ad esempio negli store online, come Amazon)

2 Prendiamoci un attimo per riflettere sulle qualità del nostro libro (lo abbiamo scritto avendo un genere preciso in mente o no? Quali elementi “classificanti” possiede e fra essi, quali sono i principali?)

3 Mettiamoci nei panni dei lettori (stando a quello che i lettori si aspettano, qual è il genere nel quale il nostro romanzo rientra di più?)

Tenete bene a mente il fatto che la classificazione di genere  non è una scienza precisa e sperimentate, sperimentate, sperimentate (soprattutto se siete autori self) per ottenere risultati sempre migliori e con essi la fedeltà dei vostri lettori.


Per approfondire…

http://cettinabarbera.blogspot.it/2015/08/vaneggiamenti-di-una-scribacchina-3.html







sabato 12 marzo 2016

Vaneggiamenti di una Scribacchina 23: "La Letteratura del Brivido Parte VI: Il Weird & Il New Weird"

 “So many books, so little time.” 


―   Frank Zappa


                 
La Letteratura del Brivido, parte VI:
Il Weird & il New Weird


L’appuntamento vaneggiante di oggi chiude la “rubrica nella rubrica” dedicata alla letteratura del brivido, parlando di “cose strane” e cioè di un particolare sottogenere dell’horror, il Weird.

La parola weird in inglese significa appunto “strano” e quindi è facile intuire come il connotato comune di tutte le storie appartenenti alla Weird Fiction sia proprio la stranezza.

Il Weird è un sottogenere della speculative fiction ed ha avuto origine in un periodo compreso fra la fine dell’ottocento e i primi del novecento. Al suo interno convergono elementi tipici del macabro e della ghost story, del fantasy e della fantascienza.

Famosi scrittori di weird fiction che vanno dalla fine dell’ottocento  ai giorni nostri i ordine sparso, sono: William Hope Hodgson, H. P. Lovecraft, Lord Dunsany, M. R. James, E. T. A. Hoffmann, Franz Kafka, Sheridan Le Fanu, Edgar Allan Poe, Bram Stoker, Evangeline Walton, Robert Aickman, Robert Bloch, Ray Bradbury, Shirley Jackson, M. John Harrison e Caitlín R. Kiernan.

Il termine letteratura weird comincia ad essere usato per indicare tutte quelle storie “di mezzo” che contengono un miscuglio di horror, fantasy e science fiction.

Fu Lovecraft a rendere questa definizione popolare nei suoi saggi e a fornire una connotazione precisa del genere nella sua opera "Supernatural Horror in Literature".

Eccone uno stralcio:

“The true weird tale has something more than secret murder, bloody bones, or a sheeted form clanking chains according to rule. A certain atmosphere of breathless and unexplainable dread of outer, unknown forces must be present; and there must be a hint, expressed with a seriousness and portentousness becoming its subject, of that most terrible conception of the human brain -a malign and particular suspension or defeat of those fixed laws of Nature which are our only safeguard against the assaults of chaos and the daemons of unplumbed space.”

Anche se Lovecraft fu uno dei pochi autori del primo ventesimo secolo a descrivere il proprio lavoro come “weird fiction”, il termine ha goduto di una certa popolarità e ai nostri giorni  si è assistito ad un vero e proprio revival di questo genere di letteratura che ha dato origine al New Weird, sotto suggerimento di diversi autori tra i quali Ann e Jeff VanderMeer.

Il New Weird è un genere letterario che ha iniziato a svilupparsi negli anni novanta. I principali autori di questo genere di letteratura sono considerati dalla critica generale come scrittori di horror e speculative fiction che molto spesso mescolano diversi elementi nelle loro opere e non si attengono ai confini di genere (tra essi, i principali, sono: China Miéville, Jeff VanderMeer, K. J. Bishop and Steph Swainston).

Del New Weird sono state date diverse definizioni nel corso degli anni, ma quella che incontra più consensi è quella fornita dai VanderMeer che descrivono questo genere come: “un tipo di fiction urban che racconta di mondi secondari e sovverte le idee romanticizzate relative ai luoghi che possono essere trovate nel fantasy tradizionale; questo sovvertimento avviene generalmente attraverso la scelta di modelli di mondi reali, realistici e complessi come punto di partenza per la creazione di setting che possono combinare elementi sia del fantasty, sia della fantascienza.”

Secondo Jeff VanderMeer, le caratteristiche principali del New weird sono:

-fantasy contaminato con elementi fantascientifici e horror, quindi il concatenarsi di magia e tecnologia all'interno di "mondi secondari"

- abbandonarsi alla bizzarria al fine di provocare un forte senso del meraviglioso, quindi l'uso di creature e ambientazioni molto strane e originali

-rigorosissima cura per la verisimiglianza e la coerenza.

Caratteristiche secondarie e meno diffuse sono:
-allegorie e tematiche socio-politiche, d'attualità e/o filosofiche

-atmosfere oscure, ciniche, pessimistiche e senza nulla di consolatorio o evasivo

Gli elementi che ricorrono nelle varie definizioni del genere sono di solito:

-sovversione dei cliché del fantastico

-creazione di finali che lasciano il lettore volutamente frustrato

-rottura delle barriere fra fantasy, science fiction e horror soprannaturale

-stranezza

Riassumendo, all’interno di una storia New Weird possiamo dunque trovare una commistione di:
- elementi fantasy (come la magia) 

-elementi fantascientifici  (come la tecnologia futuristica o retrò)

- elementi horror 

Questa mistura di elementi apparentemente in contrasto tende alla creazione di trame che, rigettando i luoghi comuni del fantasy classico, ci offrono  creature e ambientazioni strane e originali.

Autori moderni che si sono dedicati al genere sono: J. VanderMeer (Saga di Ambegris), C. Miéville (Trilogia del Bas-Lag)  M. Swanwick (I draghi di Babele), S. Swainston (The Castle Omnibus), A. Campbell (Codice Deepgate), K. J. Bishop (Petali e Sangue), Stephen King (non per tutta la sua opera, ovviamente, ma ad esempio per storie come “Buick 8”, “Camion”  “Uomini Bassi in soprabito giallo”, La saga de “La torre nera” e il racconto breve “Crouch End”).

Anche se  il New Weird  si ispira  al Weird di Lovecraft, Lord Dunsany e Clark Ashton Smith, in realtà i due generi hanno pochi punti in comune.
 La maggiore differenza è che,  mentre il Weird mescola horror e science fiction, il New Weird è principalmente un sottogenere del fantasy al quale si aggiungono elementi di fantascienza e horror. 

Va detto anche che può capitare che il New Weird venga confuso con la Bizzarro Fiction ma che, sebbene i due generi abbiano elementi in comune, si tratta di due cose separate.

Soffermiamoci un secondo sulla Bizzarro Fiction.

Che cos’è?

Wikipedia ci viene in aiuto e ci dice che “Bizarro fiction è un termine, mutuato dalla lingua inglese, con il quale si indica un genere letterario i cui elementi dominanti sono l'assurdo, la satira, il grottesco e il surrealismoche si fa reale. La Bizarro fiction mischia fantasy, horror e fantascienza in proporzioni variabili a seconda dell'opera, quindi ogni romanzo può essere classificato come appartenente a un genere anziché a un altro. Nel genere sono ravvisabili anche influenze provenienti dal movimento Ero guro e dalle opere di Franz Kafka, Chuck Palahniuk, Lewis Carroll, Douglas Adams e Damon Knight.”

Leggendo questa definizione è evidente per quale ragione si possa così facilmente confondere la Bizzarro Fiction con il New Weird.

Come si fa, dunque, a riuscire a distinguere i due generi?

Si usano le numerose differenze fra essi:

- La Bizarro Fiction è molto più estrema, esagerata, dissacrante e grottesca. Nel New Weird non vengono mai sfiorati gli eccessi della Bizarro Fiction. 

- Il New Weird sviluppa le stranezze solo con creature e ambientazioni, mai con le situazioni (che devono sempre essere verosimili e coerenti). La Bizzarro Fiction non necessariamente si fa problemi di coerenza e verisimiglianza. 

- La Bizarro Fiction si fonda obbligatoriamente sull'utilizzo di molti elementi strani e surreali (più di tre), mentre nel New Weird non c'è una regola prestabilita in questo senso.

- Con le dovute eccezioni, il New Weird ha un significato sociologico specifico e possiede vari rimandi allegorici, mentre la Bizarro Fiction è letteratura di intrattenimento puro e semplice. 

- Lo stile nella Bizzarro Fiction è ironico e umoristico, mentre la letteratura New Weird ha toni seri e drammatici.


So che potrei usare lavori di autori più rappresentativi per fare un esempio di Weird, ma ho una fissa per il Re, quindi…

Eccovi uno stralcio di un racconto  contenuto nella raccolta “Incubi e Deliri” nel quale si vede chiaramente l’influenza di Lovecraft e l’impronta Weird, Crouch End:

“Norris Road si allungava all'infinito, un interminabile nastro acciottolato con le rotaie del tram. E, sebbene continuasse a camminare (non avrebbe mai creduto di poter correre, però più tardi lo fece, precisò durante il racconto), smise di invocare il nome di Lonnie. Era nella morsa di una paura terribile che la faceva tremare fin nelle ossa, una paura così grande che non avrebbe mai pensato che un essere umano potesse sopportarla senza impazzire o morire di schianto. Le era impossibile articolare una simile paura se non in un modo, e anche così sarebbe riuscita al più a concedere al prossimo solo un'occhiata confusa al baratro che si era aperto nella sua mente e nel suo cuore. Disse che era come se non si trovasse più sulla terra ma su un pianeta diverso, un posto così alieno che la mente umana non poteva nemmeno cominciare a comprenderlo. Sembravano diverse le angolazioni, spiegò. Erano diversi i colori. Erano diversi... No, inutile. 
Che cos'altro poteva fare se non continuare a camminare sotto un cielo color prugna, fra ali di costruzioni misteriose e opprimenti, e sperare che prima o poi finisse? 
Come fu. 
Si accorse di due persone ferme sul marciapiede davanti a lei. Erano i bambini che aveva già visto in precedenza quando era con Lonnie. Il maschietto accarezzava le brutte trecce della bimba con la mano a forma di artiglio. 
"E' l'americana", disse. 
"Si è persa", commentò la sua amichetta. 
"Ha perso suo marito." 
"Ha perso la strada." 
"Ne ha trovata un'altra." 
"La strada che porta all'imbuto." 
"Ha perso la speranza." 
"Ha trovato il Sonatore dalle Stelle..." 
"... il Mangiatore di Dimensioni..." 
"... il Pifferaio Cieco..." 
Veloci e sempre più veloci si sovrapponevano le loro parole, una litania in apnea, uno sciamare febbrile. Le invasero la testa in un vortice, ebbe una vertigine. Gli edifici si chinarono su di lei. Erano spuntate le stelle, ma non erano le sue stelle, non quelle alle quali aveva espresso i desideri da bambina o sotto le quali aveva amoreggiato da ragazza, quelle erano stelle impazzite riunite in costellazioni eccentriche, e le sue mani salirono alle orecchie e le sue mani non fecero tacere le voci e finalmente gridò: "Dov'è mio marito? Dov'è Lonnie? Che cosa gli avete fatto?" 
Silenzio. "E' andato sotto", rispose dopo qualche tempo la bambina. 
Il maschietto: "E' andato dalla Capra con i Mille Piccoli". 
La bambina sorrise. Un sorriso malvagio pieno di innocenza cattiva. "Non poteva non andarci, no? Era segnato. Ci andrai anche tu." 
"Lonnie! Che cosa avete fatto... " 
Il bambino alzò la mano e intonò un canto in una lingua flautata che non poteva capire, ma il suono delle parole la fece quasi impazzire di terrore. 
"Poi la strada cominciò a muoversi", riferì a Vetter e Farnham. "I ciottoli cominciarono a ondeggiare come un tappeto. Si alzavano e ricadevano, si alzavano e ricadevano. Si staccarono le rotaie del tram che volarono nell'aria, me lo ricordo, ricordo come scintillavano di riflessi delle stelle, poi cominciarono ad allentarsi anche i ciottoli, prima uno qui e uno là, poi a grappoli. Si staccavano e volavano via nell'oscurità. Facevano un rumore di strappo quando decollavano. Un rumore stridulo, un forte scricchiolio... come penso che accada in un terremoto. E poi... poi... qualcosa ha cominciato a emergere..."

Meravigliosamente strano, no?


Bene, siamo giunti alla fine di questo appuntamento, al prossimo weekend.


Per approfondire…
https://it.wikipedia.org/wiki/Howard_Phillips_Lovecraft
https://it.wikipedia.org/wiki/Ray_Bradbury
https://it.wikipedia.org/wiki/Jeff_VanderMeer
https://it.wikipedia.org/wiki/China_Mi%C3%A9ville
https://it.wikipedia.org/wiki/Bas-Lag
https://it.wikipedia.org/wiki/I_draghi_di_Babele
https://it.wikipedia.org/wiki/Steph_Swainston
https://it.wikipedia.org/wiki/Alan_Campbell_(scrittore)
https://en.wikipedia.org/wiki/K._J._Bishop

https://it.wikipedia.org/wiki/Stephen_King

domenica 6 marzo 2016

Vaneggiamenti di una Scribacchina 22: "La Letteratura del Brivido Parte V: La Ghost Story"

“Abbiamo incontrato il mostro e, come scrive Peter Straub in Ghost Story, il mostro siamo noi.” 

―   Stephen King


                 
La Letteratura del Brivido, parte V:
La Ghost Story


Questo weekend scribacchinoso è dedicato alla penultima uscita di questa “rubrica nella rubrica” rivolta a chi, come me, ama il brivido e le storie di paura.

Nello specifico, questo appuntamento, come si deduce dal titolo, tratterà della Ghost Story e cioè di un particolare genere della letteratura del brivido incentrato su uno degli archetipi dell’horror più famosi al mondo: quello del fantasma. 

I fantasmi appaiono in letteratura praticamente agli albori, si pensi  alla Bibbia — in particolare al Vecchio Testamento—  e all' "Odissea” di Omero — nella quale è presente un viaggio nell’oltretomba.

Anche la letteratura di Roma Antica ha i suoi esempi di storie di fantasmi e spiriti maligni.

“Mostellaria” di Plauto è probabilmente il più antico esempio di trasposizione teatrale dell’archetipo di fantasma ed è anche la prima opera che presenta una versione — seppure primitiva— della cosiddetta “Casa Stregata”. Anche nelle tragedie di Seneca spesso appaiono fantasmi.

La loro influenza sarà particolarmente sentita durante il Rinascimento con le opere di Kyd e Shakespeare (Amleto costituisce un chiaro esempio).

Sono “ghost stories” tutte quelle narrazioni, sia in forma di racconto, che di romanzo, permeati di mistero e caratterizzati da trame nelle quali i fantasmi hanno un ruolo centrale ed è la loro stessa sovrannaturale presenza a scatenare l’azione principale.

Le origini di questo genere letterario sono strettamente connesse a quelle del romanzo gotico e risalgano anch’esse alla fine del Settecento. Si potrebbe, infatti, definire la Ghost Story come una branca particolare della gothic fiction. 
Romanzi quali “Il Castello di Otranto” di Walpole e “I Misteri di Udolpho” della Radcliffe sono i responsabili dei canoni che tutt’oggi caratterizzano la Ghost Story.

Solitamente il bandolo della brividosa matassa all’interno di una Ghost Story si dipana da una situazione che, seppur con qualche variante intrinseca, appare molto stereotipata e tipizzata che si sviluppa sempre da un gruppo di elementi imprescindibili:

- L’ambientazione tetra e/o inquietante (Il castello, il cimitero, la casa stregata, la chiesa maledetta e, più recentemente, l’hotel…)
-La presenza di un vecchio mistero irrisolto
-Il lascito di questo mistero sotto forma di spirito in cerca di giustizia e/o vendetta.
-Legame difficile da spezzare fra lo spirito inquieto e un oggetto o un luogo.
-Frequente mancanza di una spiegazione definitiva
-assenza di spargimenti di sangue e gore

A partire dall’ottocento, il genere ebbe grande fortuna.
Famosa è la “Ghost Story competition” della quale lo stesso Byron fu ideatore e che nell’estate del 1816 presso la Villa Diodati, diede vita ad alcune delle storie di horror classico più celebri di tutti i tempi.

Quali?

Be’, basta considerare chi furono gli altri autori in competizione con lui - Percy Bysshe Shelley, Mary Shelley, and John William Polidori - per poter rispondere molto facilmente.

Anche una lettura molto superficiale del “Frankenstein” della Shelley fa subito saltare all’occhio la presenza di elementi tipici della Ghost Story che però si fondono con il motivo faustiano dello scienziato che mira a oltrepassare i limiti umani. 

La storia di fantasmi, come la conosciamo oggi, si sviluppa durante l’epoca Vittoriana e include opere di autori come M. R. James, Sheridan Le Fanu, Violet Hunt, and Henry James. 

Influenzati dalle correnti anglosassoni, anche gli scrittori americani seguirono l’esempio e incominciarono a cimentarsi nel filone.
L’esempio forse più celebre è quello costituito dal racconto breve di Irving “La leggenda di Sleepy Hollow" che narra di un cavaliere senza testa fantasma; con esso vanno ricordati anche i racconti di Poe “La maschera della morte rossa” e “Morella”.

La Ghost Story pur prendendo le mosse da una situazione estremamente comune, può poi muoversi in direzioni molto diverse fra loro e molto originali. Ce ne possiamo rendere conto in modo molto semplice facendo alcuni esempi.
Pensiamo a “Il giro di vite” di Henry James, nel quale l’autore usa i fantasmi come proiezioni dei misteri dell’animo umano, o agli scenari inquietanti e irreali che caratterizzano l’opera di Lovecraft. 

Più recenti sono gli esempi di Shirley Jackson che con “L'incubo di Hill House” intreccia esperienze soprannaturali e manifestazioni psicotiche in un mistero che rimane aperto a una doppia interpretazione: scientifica e mistica, e Stephen King che in “Shining” utilizza crudeli fantasmi e maligne manifestazioni eteree per rappresentare la lotto continua contro il peggiore dei demoni: l’alcol. 

Un altro moderno esempio di Ghost Story ci viene sempre dalla penna di King con il romanzo “Mucchio d’ossa” (Bag of Bones), nel quale si esplora il mito del fantasma che cerca giustizia e vendetta insieme in una storia che ci fa riflettere sul razzismo e la violenza contro le donne. 

Sempre di King è il racconto breve “1408” nel quale gli elementi tipici della storia di fantasmi si intersecano con il motivo del lutto e della paura dell’ignoto.

Un romanzo ancora più emblematico del genere è certamente “Ghost Story” di Peter Straub  che conserva nella semplicità del titolo la natura stessa di questo filone della letteratura gotica. Lo stesso Stephen King nel suo saggio “Danse Macabre” lo definisce l’esempio perfetto del moderno romanzo gotico.

Ecco due piccoli stralci da “Danse Macabre”:

Forse Ghost Story di Peter Straub è il più bel romanzo sul soprannaturale pubblicato dopo l’uscita dei tre libri che crearono negli anni Settanta una nuova ondata di horror, e cioè Nastro rosso a New York (Rosemary’s Baby), L’esorcista e L’altro.

Shirley Jackson usa le convenzioni del Nuovo Gotico Americano per esaminare la natura dell’uomo sotto una forte pressione psicologica, forse occulta; Peter Straub le usa per esaminare gli effetti del passato maligno sul presente.”

La Ghost Story è un genere che non solo spopola in letteratura, ma è anche decisamente diffuso cinematograficamente e televisivamente. 

Stephen King stesso - eh, sì, perdonatemi: se parlo di brivido, non posso fare altro che scomodare continuamente il RE - a scritto per la televisione la miniserie “Rose Red”, basata sulla leggenda che aleggia intorno alla californiana Winchester House. 

La popolare televisiva “American Horror Story” ha dedicato diverse linee narrative della la prima stagione (Murder House) e della stagione corrente (Hotel) in tutto o in parte ai fantasmi e non dimentichiamoci di “Supernatural”, “Ghost Whisperer”, “Medium” e, perché no, Scooby Doo ^_^
Per quanto riguarda il cinema abbiamo film come “I tredici spettri”, “The Grudge”, “The Ring” e ancora di più “Fragile” (che ha come sottotitolo “a ghost story”), “The Others”, “Il Sesto senso” “Insidious” che ci offrono diversi esempi di traduzione su grande schermo di storie di fantasmi da brivido. 

Un’altra particolarità della “Ghost Story” è la grossa influenza che hanno sul filone, la narrazione orale (le famose storie di fantasmi che ci si racconta intorno al fuoco) e le leggende metropolitane (si pensi a Candyman e Bloody Mary).

Va detto anche che non sempre le storie di fantasmi sono raccontate con l’intento di terrificare, ma a volte presentano anche caratteri moraleggianti o ironici, si pensi per esempio a storie come “A Christmas Carol” di Charles Dickens o al moderno “Beetlejuice” di Tim Burton.

Bene è tutto per questo appuntamento vaneggiante e brividoso che “vede la gente morta… gente che non sa di essere moooorta”!

Per chi non avesse letto la precedente uscita dedicata al gotico, eccola qui:  

http://cettinabarbera.blogspot.it/2016/01/blog-post_30.html


La prossima uscita della rubrica sarà dedicata all’ultima branca della letteratura del brivido: il Weird.

Alcuni link per approfondire:
https://it.wikipedia.org/wiki/Odissea
https://it.wikipedia.org/wiki/Mostellaria
https://it.wikipedia.org/wiki/Lucio_Anneo_Seneca
https://it.wikipedia.org/wiki/Amleto
https://it.wikipedia.org/wiki/Il_giro_di_vite
https://en.wikipedia.org/wiki/Ghost_story
https://en.wikipedia.org/wiki/The_Haunting_of_Hill_House
https://it.wikipedia.org/wiki/La_leggenda_di_Sleepy_Hollow
https://en.wikipedia.org/wiki/Ghost_Story_(Straub_novel)
https://en.wikipedia.org/wiki/Danse_Macabre_(book)
https://it.wikipedia.org/wiki/Shining_(romanzo)
https://it.wikipedia.org/wiki/Mucchio_d%27ossa
https://it.wikipedia.org/wiki/1408_(film)
https://it.wikipedia.org/wiki/The_Grudge
https://it.wikipedia.org/wiki/Insidious_(film)
https://it.wikipedia.org/wiki/The_Ring_(film_2002)
https://it.wikipedia.org/wiki/Rose_Red
https://it.wikipedia.org/wiki/Fragile_-_A_ghost_story
https://it.wikipedia.org/wiki/The_Others_(film_2001)
https://it.wikipedia.org/wiki/The_Sixth_Sense_-_Il_sesto_senso
https://it.wikipedia.org/wiki/I_tredici_spettri
https://it.wikipedia.org/wiki/Medium_(serie_televisiva)
https://it.wikipedia.org/wiki/Supernatural_(serie_televisiva)
https://it.wikipedia.org/wiki/Episodi_di_American_Horror_Story_(prima_stagione)
https://it.wikipedia.org/wiki/Episodi_di_American_Horror_Story_(quinta_stagione)
https://it.wikipedia.org/wiki/Candyman_-_Terrore_dietro_lo_specchio

https://it.wikipedia.org/wiki/Bloody_Mary_(folclore)