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sabato 29 agosto 2015

Vaneggiamenti di una Scribacchina: 5 "Il Romanzo"



“A room without books is like a body without a soul.” 

― Marcus Tullius Cicero

                 
 Il Romanzo

Come suggerisce il titolo, oggi parleremo del romanzo come “forma” narrativa.
Per ora non faremo riferimento ai vari generi che un romanzo può assumere, limitandoci a discuterne come tipologia di narrativa in generale.

Quando analizziamo il romanzo ci troviamo di fronte a un tipo di narrativa molto complesso, ibrido per molti versi, nel quale sono riuniti diversi aspetti propri di altre forme espressive -narrative e non- come il saggio, il cinema, il teatro e la lirica, solo per nominarne alcune; per questa ragione, e molte altre, non è facile inquadrare che cosa sia il romanzo e darne una definizione specifica, vista la sua natura mutevole.

Tuttavia, si possono certamente individuare con facilità alcune caratteristiche indiscutibilmente presenti in tutti i romanzi.

Il romanzo è una narrazione alla quale i lettori non “assistono” direttamente, in quanto la storia arriva ad essi tramite l’intermediazione, il filtro, dello scrittore che decide cosa mostrare e cosa non e, soprattutto, decide come farlo*.

Altri due punti sui quali non si prescinde è che il romanzo è scritto in prosa nella sua quasi-totalità -nella maggior parte dei casi- e che la storia narrata è fittizia e/o presenta elementi appartenenti alla realtà usati in modo fittizio, tutto questo in parole povere significa che la trama di un romanzo è sempre inventata.

Per riassumere si può, dunque, definire il romanzo come narrazione in prosa di una storia fittizia che abbia una fabula.

Come sappiamo, il romanzo può assumere svariate “forme” espressive, questo anche grazie alla sua stessa natura fluttuante e costantemente in cambiamento che permette agli autori di sperimentare moltissimo.
Per questo motivo vengono considerati romanzi e accomunati sotto una stessa classificazione lavori che differiscono moltissimo fra loro sotto vari aspetti:

-tema trattato
- struttura impiegata
-valore della narrazione sul piano morale

Le varie opere che prendono l’etichetta di romanzo, dunque, pur presentando  tratti comuni, possiedono anche caratteristiche specifiche che vanno a costituire i vari sottogeneri del capostipite della classificazione stessa, il romanzo, appunto.


Per “fare ordine” nell’immensa mole di aspetti riferibili al romanzo nelle sue varie forme è opportuno effettuare alcune distinzioni di base, prima di avventurarsi nel vasto campo narrativo in cui ciascun fiore è un genere a sé stante.

Una prima differenziazione fra romanzi può essere fatta in base alla tematica che sviluppano o alle tecniche di composizione utilizzate; una seconda distinzione sulla quale insistono i testi  -ma che personalmente trovo di difficile applicazione, considerata la natura in costante evoluzione del romanzo, della società che tenta di descrivere e del rapporto esistente fra i due- è quella data dal valore artistico intrinseco di un romanzo che lo pone, a seconda di una serie di criteri molto diversificati, fra i volumi dell’alta letteratura o  fra quelli di una letteratura che i teorici considerano “bassa” e cioè quella di intrattenimento. 

Come si sarà capito, io non credo molto in quest’ultima distinzione è trovo che ci siano tantissimi autori passati e presenti di letteratura d’evasione degni di nota non solo dal punto di vista delle storie che hanno narrato/narrano, ma anche da quello delle strutture che sorreggono tali storie.

Non dimentichiamoci il valore e l'impatto di voci narrative “popolari” come quella di Agatha Christie, Isaac Asimov, Anne Rice o il mio amato Stephen King che in “On Writing” incoraggia i romanzieri a non demoralizzarsi quando i critici li sminuiscono, dicendo che non tutti possiamo essere John Updike -e io aggiungo che, se è per questo, non tutti vogliamo essere John Updike per quanto possa essere bravo, anche se sicuramente il premio Pulitzer fa gola a molti ;P- e che anche la letteratura d’intrattenimento ha un valore non da poco.

Mi sento di fare un altro piccolo appunto su questa distinzione fra “alta” e “bassa” letteratura e cioè che il valore di un buon libro necessariamente può e deve migliore con il passare degli anni, esattamente come accade con un buon vino; non tutti i romanzi nascono classici, molti lo diventano con gli anni, si pensi alle opere della geniale Jane Austen, apprezzate tanto dai consumatori “popolari”, quanto dai reggenti del tempo, ma non particolarmente degnate di nota dai critici per diversi decenni.

È stiamo parlando di Jane Austen!!!
Non serve dire altro, vero?


Ma torniamo sul binario e lasciamo perdere le invettive…



Se distinguiamo i romanzi in base alla loro tematica e alle tecniche narrative adoperate, possiamo raggrupparli in quattro macro-gruppi:

-Romanzi d’azione o di eventi, nei quali l’elemento di maggiore rilievo è la trama (es. Romanzo d’avventura)

- Romanzi d’ambiente e di carattere, nei quali l’attenzione del narratore si sposta dall’azione per focalizzarsi sui personaggi e il loro rapporto con l’ambiente (narrazione realista, es: romanzo storico)

- Romanzi d’analisi, nei quali è messa in primo piano l’interiorità dei personaggi (narrazione frequentemente in prima persona o in forma epistolare)

- Romanzi sperimentali, nei quali l’autore mette di proposito in discussione i temi e le strutture portanti del romanzo tradizionale “giocando” principalmente con tre livelli narrativi:

1 Livello dei materiali; si pensi a romanzi che mettono insieme trama o dialoghi inventati dall’autore e “pezzi” di opere preesistenti** (es. Orgoglio e Pregiudizio Zombie).

2 Livello  delle strutture narrative; il romanziere mette a nudo la natura fittizia del romanzo (meta-romanzi).

3 Livello del linguaggio; il narratore sperimenta con diversi stili linguistici e li mescola (es. mescolare gergo e lingua tradizionale nei dialoghi).

Come mi è già capitato di scrivere prima, naturalmente questi raggruppamenti non hanno confini ben definiti e molte volte i romanzi in essi contenuti rompono gli schemi, creando tipologie narrative ancora più diverse o mescolando quelle esistenti.



*Parleremo delle varie “tecniche narrative” (flash back, digressioni, flash-forward, anticipazione…) in future uscite della rubrica.
**Rientra in questo filone la narrativa “mash-up” della quale parleremo in un’uscita specifica)


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